QUARESIMA
ALTERNATIVA
Presi tutti in contropiede. Ben predisposta nei suoi vari aspetti, con incontri di preghiera, di formazione, di devozione secondo consolidata e antica tradizione, la Quaresima ha dovuto cedere il passo alle doverose precauzioni poste in atto dalle autorità civili, visto il diffondersi anche da noi del virus che ha messo anche in panico la gente. Ma molto di più! Sospese tutte le celebrazioni, le attività di ogni genere anche in campo ecclesiastico. Forse non era mai successo che per un periodo e in tutta una regione non si celebrassero neppure le s. messe: chiese aperte alla preghiera personale, ma interdette a qualsiasi tipo di assemblea. Oratori chiusi ad ogni presenza e iniziativa. Centri pastorali sbarrati con sospensione di ogni incontro per gruppi e associazioni. Un deserto assordante, un silenzio impressionante. Un digiuno forzato. E pensare che è proprio la Quaresima che mette in campo deserto, silenzio e digiuno tra i motivi significativi del periodo liturgico; ma non si sarebbe mai pensato a una tale modalità, imposta e dai contorni ben lontani da motivazioni spirituali.
A volte però le situazioni nuove possono prestarsi a opportuni ripensamenti, a indotte rivisitazioni di abitudini che rischiano anche di cristallizzarsi, al punto da non avere più peso nella vita degli stessi credenti e quindi da non raccogliere neppure grande adesione. La difficoltà e gli intoppi possono allora rivelarsi anche una opportunità. Per almeno due motivi. Il primo segue la proverbiale espressione: si impara a dare il giusto valore al pane quando scarseggia o addirittura viene e a mancare. Chissà che anche lo spirito di tanti, pur assopito in un mondo dedito a ben altro che alla spiritualità e alla fede, non abbia un soprassalto di fronte a un digiuno imposto e quindi a modo suo interpellante le profonde , e quindi mai morte del tutto, esigenze interiori della persona. Il secondo motivo chiama in causa la Chiesa e le singole comunità cristiane. Con l’opportunità stavolta di ribaltare, o almeno ripensare, riproponendole in modo altro, le tradizionali proposte pastorali che si sono usurate con il tempo. Mettendo in atto, sempre all’interno dei motivi forti che caratterizzano il sentiero quaresimale verso la Pasqua, proposte in sintonia con un linguaggio consono ai tempi. Con l’uso di tecnologie ormai alla portata di tutti e stavolta usate con scopi alti, oltre il banale o il nocivo. E con segni semplici, ben visibili ed efficaci e parlanti anche ai più disattenti, in un tempo che comunque chiama a riflessione e severità nelle abitudini familiari e sociali. Come a dire: a volte quello che non si è fatto per convinzione si è chiamati, o addirittura costretti, a farlo per forza. Una forza che potrebbe orientare alla convinzione, se raccolta con animo aperto.
Un ulteriore, non secondario, aspetto che emerge da questa situazione, è la chiamata a chinare il capo sulla fragilità che intesse la vita e la storia umana. In tempi in cui l’uomo rischia di ergersi a superuomo, nella supponenza scientifica e tecnologica, si scopre non solo fragile, ma pure impotente: la realtà converte a una umiltà con dei segnali inequivocabili che ridimensionano. Segnali che la natura stessa evidenzia e fa esplodere, spesso in modo drammatico, a dire che il mondo è stupendo e nel contempo posto su un fondamento precario e quelli che disgraziatamente l’uomo stesso mette in campo, a peggiorare, con la sua insensatezza nei riguardi della vita, delle relazioni e dell’ambiente. La chiamata a un bagno di umiltà che apre a Dio con sguardo alla Provvidenza da invocare e al dono di Salvezza da accogliere, e agli altri per una sintonia che fa sentire tutti sulla stessa barca, in cerca del porto sicuro tra le onde e le tempeste che tutti e in vari modi fa trepidare nella traversata della vita.
Anche questa è Quaresima. Alternativa, ma neanche più di tanto, come si diceva. Perché quelli evidenziati in altro modo e su sollecitazione degli eventi, sono poi i motivi che fanno seria una quaresima vera, non solo raccontata o affidata a pochezze tenute in conto, senza troppa convinzione, da una tradizione spesso divenuta essa stessa fragile. Chissà che il dramma produca ripensamento anche nel campo della fede e della vita cristiana. Nel campo della ricerca di quello che alla fin fine giova alla vita e alla vera pace. Senza tornare a proclami di paure e di castighi, assolutamente fuori luogo, ma raccogliendo provocazioni che fanno riflettere e inducono anche a prendere sul serio Dio, la sua Parola e il suo Progetto di vita come è compendiato nel Vangelo, codice di vera umanità.
don Leone, parroco