Mercoledì delle ceneri

Mercoledì delle ceneri 2020

Lo stralcio delle letture del giorno e un testo per meditare all’inizio di questa quaresima…

Con l’invito a trovare un momento lungo la giornata per la preghiera in famiglia e per una visita personale in Chiesa parrocchiale. 

«Or dunque – oracolo del Signore –, ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti. Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore, vostro Dio, perché egli è misericordioso e pietoso, lento all’ira, di grande amore, pronto a ravvedersi riguardo al male».

Gioele 2, 12-13

 

 

State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli. Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

Matteo 6,1-4

 

 

L’attenzione è l’apertura dell’essere umano a ciò che lo circonda e, nondimeno, a ciò che trova dentro di sé, verso sé stesso.

Maria Zambrano

 

 

Oggi diamo inizio alla Quaresima. So di usare una parola impegnativa: “dare inizio”. Penso alle quaresime che non hanno dato inizio a niente, o quasi niente, nella mia vita. E penso -lasciatemi dire – con gratitudine al fatto che ogni anno la Chiesa mi riproponga la Quaresima. Come se io intuissi, in questo ripropormela, da un lato un atto di consapevolezza e dall’altro un atto di fiducia. Consapevolezza della fragilità umana: io non mi converto al vangelo in un anno, dura una vita la mia conversione al vangelo.

D’altro lato un atto di fiducia: come mi venisse detto che quest’anno posso fare un passo – non dico un balzo da eroe, che non mi appartiene -, ma un passo, il mio piccolo passo. Questa Quaresima, dico questa, potrebbe essere evocata come un momento favorevole. “Ecco ora” scrive Paolo nella lettera “il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!”. Alla Quaresima ci introduce ogni anno questo brano del vangelo di Matteo sulle tentazioni di Gesù. Con quel suo inizio intrigante. È scritto, del Signore Gesù, che “fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo”. Si è lasciato condurre. E questo è già un inizio. Un inizio che mi sembra quasi evocato da questi giorni, dall’aria nuova di questi giorni che odorano la primavera, e il filtrare di un soffio di vento, il vento dello Spirito. Lo Spiri to secondo Gesù è vento che mi spinge. Potrei per disavventura resistere con la mia impermeabilità, con la mia immobilità, ma potrei anche aprirmi. Assecondandolo. Làsciati condurre dallo Spirito. Come Gesù. Non resistere allo Spirito. Lo Spirito porta nel deserto. Ti porta nel deserto – mi direbbe il libro del Deuteronomio – “per sapere quello che hai nel cuore” (Dt 8,2). Cioè un momento di sincerità: al di là di quello che tento di apparire, al di là delle mille maschere, con cui recito. Dove battono realmente i miei pensieri, che cosa anima i miei gesti, dove spingono i miei desideri? Per sapere che cosa ho nel cuore. Che è la cosa cui tengo! Che cosa ho nel cuore. Il deserto – mi direbbe ancora la Bibbia nel libro del profeta Osea – come luogo di una intimità, con Dio e la sua parola: “La condurrò nel deserto e parlerò sul suo cuore” (Os 2,14). Deserto come luogo in cui Dio può liberarci dai Baal, cioè dai finti dei, che sono in realtà dei padroni, da una religiosità da schiavi. Per essere restituiti a una religiosità di donne e uomini liberi. Di figli e non di schiavi. Restituito – e che bello pensare alla Quaresima così – restituito alla mia umanità vera, sincera, autentica. Da figlio. Penso che tutti voi abbiate notato come le tentazioni di Gesù, le tentazioni tipo, di lui e di ognuno di noi, si snodino intorno alla parola figlio. “Se sei figlio di Dio… “. Poco prima al battesimo nelle acque del Giordano la voce dal cielo aveva detto “Questi è il figlio mio, l’amato”. E allora ecco il tentatore: se sei figlio, dì che queste pietre diventino pane, gettati dal punto più alto del tempio, adorami e avrai tutti i regni del mondo e la loro gloria. La leggo come la tentazione del “fuori misura”, il rifiuto di essere umani. E umani si è quando il pane è frutto non di una magia, ma del nostro impegno quotidiano. Umani si è non quando ci si getta dal punto più alto del tempio, ossessionati dal mito dell’apparire che genera liturgie di maschere vuote, ma quando accogliamo, ma senza disanimarci, la nostra misura di uomini e di donne. E umani si è quando siamo lontani dall’adorazione dei regni della terra e della loro gloria, dalla pretesa e dal delirio di aver in mano tutto – hai in mano tutto e non hai in mano niente -. E se il vero potere fosse l’amare, il chinarci, il prenderci cura? Dell’altro e della terra? E se il segreto fosse fare posto all’amore. Così oggi ci ammoniva il profeta, mettendo in discussione riti e pratiche religiose: “Se aprirai il tuo cuore brillerà tra le tenebre la tua luce”. Se aprirai il tuo cuore. 

 

“Siamo stati tratti dalla terra, siamo fatti di polvere. Sì, ma polvere nelle mani amorose di Dio che soffiò il suo spirito di vita sopra ognuno di noi e vuole continuare a farlo; vuole continuare a darci quel soffio di vita che ci salva da altri tipi di soffio: l’asfissia soffocante provocata dai nostri egoismi, asfissia soffocante generata da meschine ambizioni e silenziose indifferenze; asfissia che soffoca lo spirito, restringe l’orizzonte e anestetizza il palpito del cuore. Il soffio della vita di Dio ci salva da questa asfissia che spegne la nostra fede, raffredda la nostra carità e cancella la nostra speranza. Vivere la Quaresima è anelare a questo soffio di vita che il nostro Padre non cessa di offrirci nel fango della nostra storia”.

 

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